AUMENTIAMO I PREZZI?
L’inflazione, dopo anni di calma, ha rialzato la testa. I costi industriali sono aumentati e molte aziende si stanno interrogando se aumentare i prezzi dei propri prodotti (se non l’hanno già fatto). Tengono duro per il timore che l’aumento dei prezzi si rifletta poi in un calo delle vendite. Anche in considerazione del fatto che il 2023 ci viene disegnato dai più come un anno di frenata dell’economia sui mercati internazionali.
Ecco qualche riflessione per aiutare chi è ancora indeciso.
6 SPUNTI DI RIFLESSIONE
Non esiste una soluzione valida per tutti. Ogni azienda ha la sua struttura dei costi e più che ascoltare i consigli degli esperti conviene “fare bene i compiti a casa propria”. Tenendo presente che:
- L’inflazione sta colpendo anche i nostri concorrenti; quindi, siamo tutti sulla stessa barca. Importante comunque essere informati su come si stiano comportando i nostri concorrenti; soprattutto i primi della classe
- Attenzione a non aumentare i prezzi di tutti i prodotti, indistintamente! Le aziende che hanno un buon sistema di controllo dei costi dovrebbero essere in grado di conoscere il mix dei fattori produttivi dei vari prodotti e capire dove e quanto i margini si contraggono. Queste consente di agire sui prezzi con azioni mirate e non in modo indiscriminato (se questo sistema di controllo dei costi non esiste, ecco l’occasione per crearlo)
- Possiamo migliorare l’efficienza dei nostri processi? Anche questa è una domanda che è giusto porsi. Esistono contributi per le imprese che investono nell’industria 4.0, ad esempio
- Quando viene deciso un aumento è importante anche comunicarlo in modo corretto. Se siamo fornitori seri e affidabili, siamo risorse fondamentali per i nostri clienti. La nostra sopravvivenza è quindi anche “affar loro”
- Sul tema della comunicazione, cito il caso di un’azienda di trasporti che ha comunicato l’aumento come temporaneo, non incorporandolo nel prezzo: “… costi straordinari per i quali ci vediamo costretti a chiedere un temporaneo parziale contributo alla nostra clientela contenuto in + € 0,25 a spedizione …”
- Ancora una volta emerge come sia importante che i vantaggi competitivi delle nostre imprese non si basino troppo sul prezzo. Il prezzo è certamente un elemento importante, ma la oramai famosa “value-proposition” deve puntare su altri elementi (prodotto, qualità, servizio, tempi di consegna, ecc.). Se non avete mai fatto questa analisi, ecco l’occasione per farla; spesso si scoprono aspetti inaspettati. Consultate a questo proposito il catalogo di EBP: Definizione Value Proposition
INFLAZIONE E MIX MERCATI
Stiamo parlando di inflazione, fenomeno che sta interessando non solo l’economia europea. È necessario però distinguere. Esistono infatti due tipi di inflazione: quella causata da un aumento dei costi (dell’energia, dei trasporti, delle materie prime, ecc.); e quella causata dall’eccesso di domanda (cioè quando il tanto denaro in circolazione alimenta la domanda e quindi i prezzi tendono a salire).
La prima è quella che stanno vivendo i paesi dell’Unione Europea; la seconda è invece l’inflazione che stanno sperimentando gli Stati Uniti.
È chiaro che anche le contromisure dovrebbero essere diverse. L’aumento del tasso di sconto è sicuramente il provvedimento più giusto nel caso di demand-pull inflation; perché l’aumento del costo del denaro raffredda l’economia. Non lo è invece nel caso della cost-push inflation. Il rischio qui è di deprimere ancora di più la domanda. Gli aumenti del tasso di sconto in Europa rischiano quindi di deprimere un’economia che è già in frenata.
Siamo a fine anno ed è tempo di bilanci. L’ultimo consiglio è allora quello di fare un check-up del mix mercati sui quali siamo presenti. Potrebbe essere arrivato il momento di investire su qualche mercato dove ancora non siamo presenti. Magari extra europeo.